La città delle dancing houses

viaggiando verso Amsterdam godevo del paesaggio che si presentava ai miei occhi e pensavo a tutti i luoghi comuni: i coffee shop, le vetrine del sesso, i mulini a vento, i tulipani… tutto vero intendiamoci, ma per me che sono costantemente alla ricerca di ciò che, al di là dei luoghi comuni, caratterizza la specificità di un luogo, è stata subito stimolante la curiosità di capire l’origine di queste case così originali e caratteristiche.

Sono strette l’una all’altra, alte e inclinate, come se facessero un inchino alle persone che passeggiano lungo i viali che costeggiano i canali; sì, perché l’acqua è l’elemento che caratterizza e condiziona questo luogo. Gli edifici che sorgono sulla terra ferma (poca) devono essere leggeri e flessibili, pena una durata molto limitata nel tempo; il sottosuolo della città è pieno di corsi d’acqua, poco solido e perlopiù paludoso, 11 metri verso il basso di torba e argilla e per finire uno strato di sabbia.
Sarebbe impossibile costruire una casa simile alle nostre su una superficie così instabile.

Inclinazioni strategiche

Le case antiche venivano edificate su pali di legno che, col passare del tempo, sono divenuti sempre più cedevoli a causa dell’umidità, dunque, furono realizzate con i fianchi legati le une alle altre per darsi stabilità a vicenda, come in un lungo abbraccio, l’unione fa la forza!
Ma anche quando sono ammassate una accanto all’altra, queste casette hanno comunque una certa “stortezza”. L’inclinazione, infatti, diventa ancora più evidente quando la casa sorge solitaria da qualche parte.
Le chiamano “dancing houses” perché queste case, da quando vengono costruite al loro ultimo giorno di vita, devono danzare.

Ma non basta: osservando più attentamente ci si accorge che sono sbilanciate in avanti con, alla sommità un gancio… è incredibile constatare come l’ingegno umano sappia risolvere i problemi trovando soluzioni creative: poco spazio e piogge frequenti; quindi, le case devono sfruttare lo spazio aereo ed essendo i solai in legno la parte più alta doveva essere più larga di quella a pianterreno per far scivolare la pioggia.
Ma il gancio? E perché l’inclinazione? In passato, nei Paesi Bassi lo Stato esigeva il pagamento di un’imposta proporzionale all’occupazione del suolo a seconda della larghezza della casa: più era larga più incideva sulle tasche del proprietario.
Gli abitanti di Amsterdam trovarono una scappatoia: edificare case strette, sviluppate in altezza per almeno tre piani. La conseguenza fu che gli appartamenti avevano scale strette e ripide, che rendevano difficoltosi i traslochi.
Così sui tetti venne fissato un paranco con una carrucola, per sollevare gli oggetti. Per evitare che il carico sollevato urtasse e danneggiasse la facciata, gli edifici vennero quindi inclinati verso l’esterno.

Battelli trasformati in abitazioni

Passeggiando, il mio sguardo vagava dall’alto al basso, ero circondata da ciclisti e pedoni, pochissime auto, in un’atmosfera surreale di festa ma anche di pace respirando un’aria intrisa di profumi… di vario genere.
L’esperienza non poteva essere completa senza un giro in barca lungo i canali che percorrono tutta la città, anche qui incuriosiscono le abitazioni, le “houseboat” che si susseguono lungo gli argini.
Negli anni ‘60 non bastavano più le case alte, la popolazione cresceva e serviva altro spazio, così occuparono i battelli per il trasporto merci trasformandoli in abitazioni; inizialmente erano le case dei poveri, oggi sono abitazioni cool occupate da modaioli e B&B!
Concludendo, questa città mi ha incantata con la sua particolarissima struttura urbanistica, l’atmosfera allegra e il sorriso stampato sul viso delle persone al punto che risulta difficile distinguere i residenti dai turisti.

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